Con la coda dell'occhio

Il sacro come giudizio indiscutibile posto alla base di qualsiasi ulteriore derivazione. È dunque ciò che determina gli assiomi da cui si muove il ragionamento razionale.

Per un gruppo è dunque una base comune a cui ricondurre e da cui far partire ogni diatriba.

Ciò è necessario per via della mancanza di informazioni: si può creare un modello del mondo, ma bisogna fermarsi ad un certo punto e fingere delle ipotesi, qualora esse siano necessarie all'azione (dunque con buona pace di Newton: i pianeti si muovono da soli).

Un'idea di sacro è dunque condizione necessaria alla convivenza: i romani, fini giuristi, escogitarono un cavillo per evitare guerre sacre, ma ciò durò finché l'idea dell'unico dio fu esportata nel mondo romano. Al che le vecchie divinità furono o assimilate a figure della trinità (più Maria Vergine), oppure declassate a santi.

Anche dove non ci sia esplicitamente il riconoscimento del sacro, come nella società moderna, che si illude di farne a meno, esso serpeggia nelle ombre del vago, dell'inespresso, facendo capolino ogniqualvolta non vi sia accordo su certe idee. È dunque questo ritaglio per via negativa, o meglio via silenziosa, che dà i contorni ai nostri dei contemporanei, e, distogliendo abbastanza lo sguardo, li vedremo apparire con la coda dell'occhio, forse non troppo diversi da come li ricordavamo.


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