Salute!

L'attuale metodo scientifico si è allargato un po' troppo: non che sia colpa sua, ma di chi ne fa uso, o meglio chi ne fa uso in modo improprio (molto spesso coloro che ne ignorano il funzionamento). Soprattutto ragionando in maniera statistica, si assume implicitamente che qualsiasi ipotesi verificata da un numero sufficientemente grande di casi (senza sapere bene come giustificare questa sufficienza; facciamo finta che si possa) giustifichi una modifica dell'agire sulla base di questa verità. Ebbene questa assunzione è pre-scientifica, oppure post-scientifica, insomma, con la scienza non ha nulla a che fare. Tuttavia oggi, qualsiasi ipotesi scientificamente verificata giustifica l'agire in accordo con tale verità (termine qui immaginato tra molte virgolette). Ma mancano due verità scientifiche all'appello: che si possa agire in uno e un solo modo in accordo alle verità statistiche o persino scientifiche; che queste resteranno immote. Se non altro, la storia ci insegna che è vero il contrario.

Dunque, cosa si dovrebbe fare altrimenti? Lungi da me l'abbandono della scienza: è uno dei modi più comodi per organizzare pensieri complessi tra più persone. Bisognerebbe però dare uguale peso, se non maggiore, alla filosofia che viene prima o dopo l'applicazione del metodo scientifico, nell'indagare le motivazioni e i risultati.

Trovo altresì assurdo che il concetto di salute, riconducibile a quello di felicità e oserei dire di dominio assoluto della filosofia (basti notare che la razionalità assume una definizione altamente soggettiva dei valori sulla base dei quali agire) oggi viene stimato con dei parametri decisi da un qualche agglomerato di scienziati. Ebbene, per il solo fatto che un singolo individuo può, legittimamente e onestamente, non riconoscersi con questa definizione di felicità, la invalida completamente, pur rispettando tutti i parametri considerati da questi signori. Si potrebbe concordare che sia una condizione necessaria per una (o persino molte) felicità non avere malanni di alcun tipo e produrre la sostanza x in quantità y: sicuramente non la rende sufficiente, e sistematicamente fallisce nel definire la felicità, con l'articolo determinativo. A chi concorda e fa notare che mai è stato l'obiettivo di queste organizzazioni definire un concetto tanto astratto come quello di felicità, allora chiedo perché diamo tanta importanza a questi concetti che si vogliono definire, qualsiasi essi siano, e soprattutto perché il rapporto tra il valore dato alla felicità filosofica (qualcuno la chiamerebbe pietra filosofale) e il valore della salute fisica e mentale sia così basso.

Ma statisticamente, al prossimo starnuto, è lecito rispondere: salute!


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