Tutti i nodi vengono al pettine

Non dire le bugie: il primo insegnamento per tutti i bambini. Le bugie si possono dire a fin di bene: il secondo insegnamento per tutti i bambini (per giustificare i genitori). Dunque perché siamo così attaccati alla verità, se la prima cosa che impariamo è che definirla non è né così semplice, né così utile?

Cerchiamo di chiarire almeno un punto, ovvero cosa si intende comunemente come verità, nel linguaggio naturale ambiguo, o perlomeno cosa intendo io. Innanzitutto bisogna necessariamente specificare per chi è vera una determinata frase X. Chiamiamo P l'insieme di persone che possono doversi a trovare a valutare la veridicità di X. X è vero se e solo se esiste un sistema logico L noto a tutti i membri di P, e un insieme di frasi R che tutti i membri di P possono pensare e possono aspettarsi che l'autore della frase X pensi. Un esempio pratico: "Ieri ho mangiato la pasta" può essere vero oppure falso a seconda di L e di R. Prendendo con L la solita corrispondenza tra azione passata e verità della frase nel presente, alterando R si può comunque ottenere una frase falsa pur avendo io effettivamente mangiato la pasta ieri (ci si avventuri pure nel pensare quale L e quale R io stia usando in questo momento). R potrebbe includere: "ieri si riferisce alle ventiquattro ore precedenti a questo istante" oppure "ieri si riferisce al giorno solare precedente a questo" o ancora, "pasta è solo un dolce" o "pasta è sia un dolce che la pastasciutta" o "pasta è la sola pastasciutta". Tutto ciò avviene senza che le persone specifichino mai né L né R. Si capisce come, su questioni più complicate della pasta, la situazione diventi sempre più problematica.

Aggiugiamo ora che la coerenza in ogni possibile tempo non è necessariamente parte del sistema logico di tutti gli interlocutori, né che questo è in realtà richiesto per l'esistenza di un'etica. Quale pettine dovrei dunque usare?


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