Il suono del sacrificio

Troveremo tutti, o quasi, d'accordo sul primato della scienza rispetto alle altre forme di conoscenza, e di conseguenza l'agire informato sui fatti della scienza sarà valutato superiore a qualunque altro agire. Chi non sarà d'accordo probabilmente non lo sarà per semplice ignoranza della gran parte di questi fatti, di modo che, se sapesse, anche lui sarebbe d'accordo. Quindi assumiamo che io sia informato su questi fatti e non abbia nulla da obiettarvi. Mi rendo conto che questa è un'assunzione molto forte, ma come ogni ragionamento che si rispetti, è solo la testa di un'implicazione e perciò, come i migliori filosofi, possiamo metterci quello che vogliamo. Vediamo cosa ne consegue. È corretto stabilire una superiorità della scienza come metodo di conoscenza se ciò che ci ha portato alla scienza stessa sono stati millenni di metodologia di conoscenza antiscientifica? È corretto stabilire la superiorità di un agire informato sui fatti della scienza se per millenni la specie umana è non solo sopravvissuta ma addirittura è prevalsa su tutte le altre a suon di sacrifici umani?

La mia risposta è: ora come ora, no. Tra qualche millennio, forse. Che sia una diffusa ignoranza, una diffusa incapacità di manipolare il mondo, ovvero un diffuso agire non informati dei fatti della scienza, motivo di quella stabilità che consente ad una specie, nonostante gli errori, di sopravvivere? O sarà la scienza proprio quel metodo che, nonostante le disgrazie che avrebbero messo in ginocchio qualunque altra specie, consentirà all'uomo di uscirne vittorioso e di nuovo specie adatta? O sarà la scienza un amplificatore di abilità, un amplificatore di fortune e sfortune, tale che sarà il caso a determinare se ci toccherà prima una grande scoperta o una immensa disgrazia?


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